Là dove i ritmi dell’uomo e quelli della natura si fondono: il vino.
Nell’anno in cui il tempo sembra essersi fermato, in casa Ceci è nato qualcosa di nuovo: la linea di spumanti Ceci 1938 porta un nome evocativo come il suo aspetto.
Il 1938, anno di fondazione, ci fissa nella storia, ci “temporalizza” e ci inserisce in quel flusso che ci sostiene da quasi un secolo. E d’altra parte che cosa fa il vino, se non fluire?
L’etichetta tonda dai riflessi argentei richiama alla mente un antico cronografo, quasi a suggerire l’eterna fusione tra passato e futuro. La sua forma stessa ricorda la circolarità del tempo.
Il tempo, concetto impalpabile ma sempre presente, così ciclico nel ritmo costante della natura: la storia annuale dell’uva, ogni volta uguale e diversa. Esiste mai una vendemmia uguale ad un’altra?
E il meraviglioso obbligo dell’uomo, a cui docilmente, da millenni, si piega per rispettare questo ciclo, regolarsi su di esso, avere la consapevolezza che può solo intervenire per modularlo, ma mai cambiarlo del tutto.
Proprio il vino insegna all’uomo l’attesa, il non avere fretta, il vivere il presente in ogni sua fase.
Eppure questa ineluttabilità del lavoro con una materia-natura vivente rende il vino affascinante. Quasi fosse il simbolo stesso di due ritmi che si fondono e che costruiscono passo dopo passo lo splendido racconto della vinificazione.
E ogni volta che apriamo una bottiglia ancora stiamo celebrando il tempo. Il passato, la storia, la vita di quell’uva e il percorso per diventare vino. Quasi come se quell’atto diventasse immobile, racchiuso e compreso in un momento eterno che si ripresenta sempre.
Ma per noi il tempo ciclico è proprio quello della nostra famiglia.
Se ci fermiamo ad osservare le generazioni che si succedono ritroviamo sempre la stessa forza che ci spinge a creare e inventare, la stessa spinta ad andare oltre, e lo stesso legame con le nostre radici.
Il nostro tempo, il tempo Ceci, tondo, luminoso e argenteo come un cronografo.