È uno stile di vita.
Buffo come siamo tutti figli della terra emiliana, e come da innumerevoli generazioni questa influisca sul nostro carattere e la nostra anima.
Buffo, ancora, come i frutti del lavoro dell’uomo e della natura insieme ne siano ugualmente figli, la rappresentino in ugual modo. Tra questi, il Lambrusco.
È una terra complessa, di dualità e contraddizioni. Così come il vino rosso frizzante che la caratterizza. E così come la sua gente.
Perché alla fine tutti noi abbiamo due anime, individui sospesi da secoli tra la nebbiosa campagna e il suo spirito contadino e la composta eleganza delle piccole città che come perle costellano quella strada epica che collega l’Emilia e la Romagna.
Alla fine siamo tutti un po’ raffinati, come gli aromi fruttati e giovani ben distinguibili in un bicchiere di Lambrusco, e insieme un po’ ruvidi come la nota fresca e tannica che fa increspare le labbra ad ogni sorso.
Siamo contemporanei, tecnologici, proiettati verso il futuro, scattanti come i motori che ci hanno reso celebri, e insieme intimamente legati alle storie di questi luoghi. Ma alla fine anche il Lambrusco è così, moderno e giovane e antico insieme, e questa similitudine in un bicchiere è così singolare e intrigante da colpirci sempre.
E forse, da una parte, alla fine noi lo capiamo proprio perché lui è noi.
È parte della nostra anima da quando cresceva, uva selvatica e spontanea, duemila anni fa sulle rive dei fossi che ancora caratterizzano il nostro panorama.
Lo è da quando, appena scesi dalle Terramare, ci accingevamo a tracciare i solchi che sarebbero diventati le nostre strade – e a vinificare.
Lo è da quando – e questo è durato secoli – il Lambrusco non mancava mai sulla tavola quotidiana, versato dai fiaschi alle scodelle in ceramica.
Dopo una giornata di lavoro nei campi, sotto il sole e tra i gelsi oppure immersi nella densa nebbia di pianura, ci si ritrovava, grandi e bambini, e a volte anche nuclei più allargati, davanti agli stessi piatti. Un legame di sangue e storia ma sancito, ogni giorno, dalla condivisione di quello stesso pasto, di quello stesso vino.
Lo è, infine, da quando durante le occasioni di festa o i pranzi domenicali, il Lambrusco accompagnava il piatto fumante di anolini, con o senza carne o con il sugo dello stracotto (tante sono le ricette nella Provincia di Parma, ma quella è altra storia). Prima di finire non di rado ad insaporire e colorire il ricco brodo rimasto.
Ed è in questo senso che il Lambrusco è, ancora oggi, uno stile di vita che ci caratterizza tutti. Tutti figli di quella stessa terra di contrasti e opposti che trova proprio in questo la sua spumeggiante e instabile armonia, che ci ricorda tanto – a noi che conosciamo così bene ogni sua sfumatura – l’equilibrio frizzante e vincente del Lambrusco.